Di Zalone e altre cose…

Ok , passata la tempesta,giornali,televisioni,riviste, puranche un ministro si è sentito in dovere di disquisire dottamente sull’ultima prova cinematografica del nostro comico pugliese, e noi di Pagina42 chi siamo per non spendere 10 minuti del nostro tempo libero(in attesa di Tarantino) per dire la nostra,nella fattispecie la mia, sul nuovo “great white wonder” del cinema italiano “quo vado” di Checco Zalone.

Fuggo subito ogni Vostro dubbio, il film l’ho visto in un cinema oratoriale,a dir la verità ero quasi obbligato da impegni presi in precedenza, ma ,dato che l’ho visto aggratisse, posso commentarlo screvro da qualunque preconcetto.

Premetto  che non mi aspettavo poi molto da questa piece,se si può dire al di fuori dell’ambiente teatrale, ed è quello che ho avuto, un film leggerino, legato ad una comicità televisiva, con battute alquanto “telefonate” e abbastanza leggerine.

Ma come Giuseppe?? E la satira di costume , il mettere alla berlina i vizi dell’italiano medio? ma sei sicuro che non ti sei addormentato e ci stai perculando tutti inventando tutto??

No carissimi, nessuna satira di costume, cioè se chiamiamo satira il prendere in giro con luoghi comuni triti e ritriti l’attaccamento al posto fisso di un impiegato della provincia barese allora ok, ma tutto sa di già visto,letto ed immaginato anni fa , vi ricorda nulla le scenette di Tognazzi /Vianello, di Maurizio Marchesi, oppure film ,quelli si storici , di scola o monicelli?

Vi sento già dire , a queste mie parole, : “Mi sembra che tu abbia il vizio di un certo tipo di snob, facile parlar male di una cosa che è mainstream, per te solo le cose di nicchia sono valide, vabbè tornate al tuo Bunuel e non ci rompere le scatole che noi ci vediamo quello che vogliamo!!”

Che comunque và fondamentalmente bene , ognuno vede /legge/ascolta quello che vuole, anche io non amo i pink Floyd  e non voglio che nessuno cambi il suo sentire anche se è distante dai miei gusti.

Tornando a bomba sul film recensito il mio giudizio al netto di tutto è che se si vuole passare un’ora e mezza di divertimento leggero và bene , ma anche masha e l’orso allora, se da un film comico si vogliono risate ,che si discostino dal già sentito ,allora è meglio prendere altri biglietti per altri spettacoli.

voto 5/10

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gius

critica del Brizzi Enrico, e del suo (non più) inimitabile stile

Approfitto di quest’ultimo giorno di vacanza per dilungarmi su un romanzo che non mantiene le sue promesse.  in questo momento mi mancano meno di cento pagine alla sua conclusione, ma, dopo averlo letto per quattro quinti so che qualsiasi finale non cambierà il mio stato d’animo.

jack-frusciante-e-uscito-dal-gruppoIl volume di cui parlo è l’ultima fatica di Brizzi, Enrico. Non Fausto, quello che è un buon regista e si diletta di tanto in tanto con una vena drammatica interessante ed intelligente. Brizzi Enrico è e rimane uno dei miei miti di gioventù. Ho letto Jack Fruscisante è uscito dal gruppo cinque minuti dopo che era diventato parte della scuderia Baldini & Castoldi. Ancora oggi, vent’anni dopo, quasi come fosse una canzone del buon Guccini, posso dire che quel romanzo, letto all’età giusta ti prende in un vortice di sentimenti da dove prima o poi siamo transitati tutti prima di giungere all’età adulta, per quello che significhi. Il primo amore che finisce male, la scuola che non ti passa, i genitori che non ti capiscono, l’amico che muore, giovane e bello. Ecco, sono sentimenti così universali che è come scrivere mille altre storie. Solo che Brizzi lo faceva con la voce di quella generazione. Quei ragazzi che erano usciti dagli anni ’80 incerti se doversi comportare come i fratelli maggiori o fare qualcosa di nuovo. Kurt Cobain e Douglas Coupland poi pensarono a definire le pietre miliari di quella strada. Ma nel frattempo, gli imbuti cosmici dell’adolescenza sbucavano nella vita in bicicletta del vecchio Alex. Perfino quando il vecchio Alex somigliava al giovane Stefano Accorsi in una pellicola che più che altro aveva del parodistico in quel finto bolognese recitato e quella voce fuori campo stucchevole.

Quando arrivò ai tempi dell’università Bastogne, rabbrividii. Al di là del volerlo infilare a tutti i costi nella gioventù cannibale (che orribile modo di definire uno scrittore), Bastogne con il suo concentrato di violenza e jack_frusciante_uscito_dal_gruppo_stefano_accorsi_enza_negroni_011_jpg_qrawparafernalia fascista mi lasciò infastidito. Il richiamo era palesemente ad Arancia Meccanica. Ma io ci vidi parecchio Irvine Welsh, che a quei tempi divoravo. E non posso fare a meno di dire, che se pulp doveva essere, preferivo che fosse l’originale. Comprai altri libri di Brizzi negli anni, senza portarne più a termine uno. A Silvia piacque molto la trilogia distopica partita con l’inattesa piega degli eventi. So che gli anni lo hanno trasformato in un amante della camminata e magari mi sbaglio, tutto quel battere su onore e ardore fa battere un po’ troppo il cuore a destra.

Diciamo che Enrico è diventato uno di quegli amici che ai tempi del liceo tra amore e odio non si poteva fare a meno di vedersi poi, col passare degli anni ci si è persi un po’ di vista. Magari si è sentito qualche aneddoto da bar, ma, nel complesso se ci si illuminano gli occhi è solo per quei gioiosi momenti iniziali.

Invece qualche settimana fa ho letto una breve recensione del suo ultimo lavoro, il matrimonio di mio fratello. Cinquecento pagine che intendono raccontare attraverso una storia di famiglia, la storia di Italia degli ultimi quarantanni. C’è chi ha parlato del Vecchio Alex cresciuto, io non ho saputo fare molto a parte andarmelo a comprare. I pretesto della storia è anche molto originale. Due fratelli, più o meno uno ribelle e l’altro enrico_brizzi_portrait-858x1024ordinario. Crescono e poi il più grande il ribelle scompare. Il viaggio in macchina in autostrada dell’ordinario è il pretesto per ricordarsi tutta la vita intanto che si arriva al gran finale. Che, per inciso, ancora non ho letto. Ma non è proprio quello il punto.

Non voglio dissezionare il romanzo pagina per pagina, ma limitarmi a due cose : stile e contenuti.

Lo stile è povero, se penso alla freschezza linguistica dei suoi primi lavori, al disperato desiderio di cercare neologismi che esaurissero quella fretta e necessità di espressione, adesso non trovo altro. Certo, gli editor della Mondadori hanno esigenze diverse. E badate, non voglio fare per forza quello che dice che Einaudi sta a sinistra come Mondadori a Destra. La politica c’entra (c’entra sempre come direbbe Oliver Queen pre-new52) ma marginalmente. Il pubblico Mondadori è più ‘neoclassico’,  poco avvezzo alla ricerca magari. Magari è solo che il giovane Brizzi ora cresciuto si sente più a suo agio nello scrivere una storia in maniera colloquiale. ma lineare. Niente invenzioni, niente variazioni di ritmo. La tanto promessa iniezione di contesto italico si limita a brevi paragrafetti inseriti quasi come un compitino di tanto in tanto. Si parla della prima guerra del golfo menzionando due piloti italiani fatti prigionieri senza neppure menzionarli (Bellini e Cocciolone, erano famosi all’epoca porca puzzola), la Nuova Repubblica si riduce ad uno scambio di battute tra moglie e marito (è meglio l’Ulivo o forza italia, senza neppure nominare quest’ultima se non come il partito di Berlusconi). Insomma, sembra una specie di Bignami in cui si mescola la storia di questa famiglia terribilmente borghese raccontata tramite aneddoti.

E qua arriviamo ai contenuti. La percezione che se ne ha è che, ancora una volta, il cuore batta troppo a destra. Non crediatemi cattivo. Ma il fratello alpinista passa da essere un ribelle a rischiare la vita solo per desiderio di fama. Il protagonista sembra mosso solo dagli istinti più bassi : il desiderio di scopare durante la sua adolescenza, quello di fare soldi seguendo una strada facile e spianata da adulto, quello di strafarsi di cocaina guidando un’auto di grossa cilindrata . Sapete una cosa? Un film di Muccino (grande) qui verrebbe benissimo!

Adesso magari potrò venire sbaragliato dalla mera essenza dei fatti ma, se tanto mi dà tanto, come un romanzo scritto male, uno dei due muore sul finale. Senza troppi dubbi o inganni vari.

peccato.

flywas 

 

 

 

 

distillato di cultura?

 Ho preso lezioni di lettura veloce ed adesso sono capace di leggere Guerra e Pace in venti minuti. Parla della Russia.

Woody Allen

A Dicembre è stata annunciata una nuova pubblicazione libraria per i tipi di CENTURIA EDIZIONI, i libri”distillati” una sorta di “Bignami best sellers”,  l’iniziativa consiste nella pubblicazione di libri, le cui pagine vengono bellemente tagliate, ad esempio Stieg Larrson “uomini che odiano le donne ” passa da 600 pagine a 200, tutto questo per far si che,cito dall’editore :

libri-distillati

“Grazie ai Distillati, oggi possiamo goderci questi capolavori tutti d’un fiato, nel tempo di un film o di un noioso viaggio in treno. Ma cos’è esattamente un Distillato? Un Distillato è un grande best seller del nostro tempo riproposto in un’edizione “concentrata” in meno della metà delle pagine dell’originale. Un riassunto? Un’edizione semplificata? Niente affatto, ed è questo il segreto dei Distillati. Abbiamo tenuto inalterata l’atmosfera, le emozioni, la suspense e lo stile dell’autore: in questo modo a voi rimane solo il piacere di una storia senza tempo, goduta istantaneamente, “

la motivazione principale , per l’editore , di questo taglio  è che l’italiano medio non legge ,solo ed unicamente , perchè non ha tempo ,indaffarato com’è nel vivere la sua vita, per questo si cerca di farlo appassionare ai libri,agli autori ed alle storie con libercoli in cui la trama principale è presente, ma i “noiosi” personaggi secondari non sono nemmeno menzionati, una sorta di mondo alternativo in cui Sherlock Holmes pronuncia la frase “elementare!!.mio caro…nessuno!” e batman gira solitario in monoposto, non avendo Robin con sè.

Il fandom di lettori sui social network si sono prontamente adirati ed hanno sommerso il sito dell’editore di commenti ,nel caso più fortunato ,sarcastici , ma ,nella maggior parte caustici e arrabbiati.

Di solito si dice che la verità sta nel mezzo, noi abbiamo altre idee, la proposta editoriale ci sembra figlia di una cultura “bacata” in cui cose come la lettura vengono considerate marginali, facendo questo trattamento anche ad altri “svaghi”  potremmo vedere partite di calcio di 50 minuti, il festival di Sanremo con cantanti che propongono le loro canzoni con un sample di 20 secondi , intanto:” sentita la prima strofa le altre sono uguali”.

L’italiano medio, per intenderci quello che vede studio aperto, non mi sembra che spasmi per leggere , l’Italia è molto lontano dalle cima della classifica dei popoli lettori , e iniziative simili non servono,per noi, ad avvicinare nuovi lettori al mondo dell’editoria, anzi scontenta tutti quelli che nella loro vita hanno letto più di un libro di Fabio Volo.

Non ci sentiamo portatori del verbo (quello ce l’ha solo jesse custer) ma ci piacerebbe non dover mai vedere simili “cose”(e ci censuriamo da soli)

giusbi

Vivian Maier.Una fotografa ritrovata

Succede così.

Succede che cogli un dettaglio di sfuggita con uno sguardo obliquo e maledici il momento in cui hai deciso di non portarla con te. La tua amica più fidata, la tua reflex.

E fantastichi sugli innumerevoli scatti che potevi rubare alla realtà.

Vivian Maier non faceva mai questo errore.Lei e la sua Rolleiflex, macchina innovativa per l’epoca poichè utilizzava una pellicola medioformato utile agli ingrandimenti,  erano un’unica entità, un prolungamento del suo braccio, del suo occhio ed il suo secondo cuore.

Tata per la maggior parte della giornata, anima errante per il resto del tempo lungo le arterie delle sue città, New York e Chicago, scatta compulsivamente e lascia ai posteri qualcosa come 150.000 negativi e 3.000 stampe. Ma in vita non fu mai conosciuta dal pubblico. Coglie particolari di visi , mani ed espressioni immortalando sconosciuti in un originale formato quadrato che aiuta maggiormente a guidare lo sguardo.

Ma è negli autoritratti che sconvolge. Se stessa riflessa in specchi, pozzanghere e vetrine, spesso la sua ombra che  si apre e racchiudere estranei. Intreccia la sua vita a quella degli altri senza renderli partecipi ma legandoli per sempre. Tesse un filo invisibile che crea un labirinto dove è facile perdersi per poi ritrovarsi , nelle sue lenti

vivian

 

Vivian Maier fotografava per se stessa e se stessa, cercando di conservare i suoi scatti come un bene prezioso. Sessant’anni prima dell’involgarimento del concetto di autoritratto in quella pratica sgradevole che risponde al nome di Selfie, quest’artista capisce e sperimenta la possibilità di essere da entrambi i lati della cornice . Sta all’osservatore carpirne i segreti e riempire con la fantasia lo spazio intorno a lei ed alle sue ombre .

finding-vivian-maier-2013-documentary-undiscovered-photographer-self-portrait

Impenetrabile nelle espressioni del viso, sfida la camera e come una lama affilata esce dal negativo.

Le immagini odierne vivono di visualizzazioni, di voti e apprezzamenti, non sopravvivono senza fruitori.

Le immagini di Vivian Maier sono state scoperte per puro caso e portate alla luce.

Lei non aveva bisogno di like.

Puro genio.

Mathilde

 

 

Vivian Maier ” Self-Portraits” Ed. PH

” Vivian Maier. Una fotografa ritrovata” fino al 31 gennaio negli spazi Forma , via Meravigli, Milano.

 

 

 

 

 

 

 

 

il meglio del 2015

Con il 2016 oramai iniziato è tempo di fare qualche bilancio su cosa ci ha lasciato di interessante il 2015. Se devo essere onesto,  quest’ultimo anno è stato un pò scevro di colpi grossi, e, anche se il pubblico dei nerd è sempre affamato, la maggior parte delle uscite interessanti si sono concentrate nell’ultimo mese dell’anno, in cui è chiaro che le strenne Natalizie avrebbero fatto la differenza.

Se partiamo dal cinema, non possiamo non considerare il 2015 come l’anno che ci ha portato indietro Star Wars! sembrava impossibile solo una quindicina d’anni fa, quando la seconda trilogia spopolava, ma con questa pellicola JJ Abrams ha riportato in vetta il franchise. image003E dire che in pochi giorni è diventato il film con i maggiori incassi della storia del cinema, la dice lunga su come la pellicola abbia colpito nel segno. Il record come maggiori incasso era stato già sbaragliato quest’estate con il carino Jurassic World. A molti non è piaciuto. A quasi tutti è sembrato giusto un film di dinosauri. Ma, cos’altro c’era da aspettarsi? Jurassic World è piacevole proprio perchè è puro e semplice entertainmet! L’ennesimo capitolo della saga degli Avengers targato Joss Whedon scivola che è un piacere. Personaggi rppresentati perfettamente, trama avvincente ed effetti speciali da urlo. Non c’è molto altra da aggiungere, a parte, wow! Ultime tre pellicole che meritano menzione, il divertentissimo Mad Max Fury Road, completamente fuori di testa e dotato di un’estetica al limite del genio, l’interessante Boyhood che, in certi casi commuove di lacrime vere ed infine lo scoppiettante The Walk, a cui sconsiglio a tutti i deboli di cuore la visione in 3D.

les-revenants2Le serie TV quest’anno hanno raggiunto, complice l’avvento di Netflix, l’apoteosi. MEntre the Big Bang Theory produce una spassosissima stagione 8, e, naturalmente Daredevil e Jessica Jones sono due prodotti Marvel godibilissimi, il meglio lo offre la commedia indie Orange is the new Black di cui sto letteralmente divorando le prime tre stagioni. In ambito fatti strani ed inspiegabili, la seconda Stagione dei Revanants forse era meglio restasse nel cassetto. Eppure a due mesi dalla messa in onda, devo ancora capire se ne voglio di più o vorrei essermi fermato prima.  Carine le tre stagioni di Lilyhammer per finire, ma solo per i nostalgici dei Soprano. Se invece Star Wars è òa vostra medicina, correte a recuperare la seconda stagione di Rebels. orangeisblackheaderForse il character design è un po’ più giocattoloso dell’incomparabili sei stagioni di the clone wars, ma la storia sta crescendo. A vista d’occhio.

In ambito di scrittura mi sento di consigliare solo due volumoni veramente eccezionali. Da una parte il ritorno col botto di Fred Vargas quest’anno regala una meravigliosa rentree per il commisario Adamsberg. Come tutti gli anni in cui c’è un romanzo fresco della Vargas, le nottate di agosto sono il periodo migliore per goderne. E anche quest’anno, la missione è riuscita. La storia è tra le più intricate. Una trama abbastanza lineare ma, in compenso, un intreccio quasi barocco! Per gli amanti delle ripoposizioni, quest’anno ha segnato l’uscita della nuova edizione di Moby Dick. So bene che molti si saranno dedicati a questo volume nell’edizione tradotta da Pavese, mentre altri avranno direttamente abbandonato la fatica scoraggiati dall’incombente numero di pagine. 9788845280672Ma credetemi, questa edizione rende giustizia alla storia originaria, restituendone epicità e tremebondo vigore!  Se siete come me, incapaci di vivere senza un briciolo di magia nel cuore, non potrete ignorare la nuova edizione illustrata del primo romanzo di Harry Potter. Le illustrazioni sono davvero gradevoli, simili il giusto a quelle della trasposizione filmica. Bompiani infine ci diletta e dopo l’atlante dei luoghi maledetti, quest’anno dà alle stampe l’atlante delle città abbandonate che, grazie ad uno stile molto vintage diventa un prodotto godibilissimo ed un ottimo source book per gli amanti del buon vecchio Martyn Mystere. A proposito di fumetti, quest’anno i grandi volumi brossurati non sono certo mancati. Mi sento di menzionare a tutti i costi l’omnibus dell’Orion di Walter Simonson, solo in lingua originale. 5949883Orion è certamente uno dei personaggi più interessanti creati da Jack Kirby, e Simonson, sin dai tempi del suo primo Thor, ha dimostrato di saper fare miracoli con mitologia ed evoluzione. per gli amanti di Ken Parker va segnalata la nuova edizione del meglio delle storiein formato cartonato. Questa volta cartonate. Anche il ritorno di Corto Maltese è da segnalare sul calendario anche se fa uno strano effetto non leggervi accanto il nome di Hugo Pratt. Nel frattempo, non resta che applaudire alla Panini Comics altri due volumi della Guardia dei Topi e l’idea di proporre, in maniera identica agli originali i cicli di sei storie in volume di Moon Knight e She-Hulk. Per la verità, tutti i volumi cartonati a dorso bianco della serie MArvel Now andrebbero considerati, vista l’altissima qualità del prodotto.

In ambito videoludico, mentre devo ancora confrontatmi col nuovo Fallout, posso confermarvi che i giochi dell’anno sono stati il terzo the the-witcher-3-2-05Witcher, semplicemente spettacolare ed il nuovo Batman Arkham Knight con tutta la sua vagonata di DLC. Qualche riserva continuo a nutrirla per il nuovissimo Assassin’s Creed, mentre mi sebra che Rise of Tomb Rider sia tra le poche esclusive temporali Xbox One che possa fungere da killer application!

Musicalmente il mio Spotify mi dice che i Foo Fighters hanno padroneggiato le mie ore passate ad ascoltare musica. Eppure secondo me è stato un grande anno per Jesse Malin e Ryan Adams. ed in ambito ristampe per Bruce Springsteen e la sua collezione dedicata a the river. Dal punto di vista dance il nuovo lavoro dei Chemical Brothers non delude e, a dirla tutta, il mio amore incondizionato va a Giorgio Moroder ed al suo trionfale rientro sulle scene. 971430Bellissimi anche i nuovi lavori di Public Broadcasting Service e Calibro 45. In ambito italiano, il miglior album è quello di cover Dylaninane di DeGregori. Con una menzione speciale allo Stato Sociale!

insomma un anno interessante, che per il momento chiude qui!.

Fino alla prossima!

flywas